R.A.M.I. Fuori i diari dalle soffitte
Custodite le lettere d’amore dei vostri nonni ma non riuscite a interpretarne la grafia? Questo è un lavoro per R.A.M.I. Rescued Archive Memories Initiative, un progetto di trascrizione di diari, lettere e scritti privati ideato da Sabrina Ramacci.
La prima fase del progetto nasce circa 20 anni fa, quando Sabrina inizia ad archiviare scritti privati: lettere, diari, bigliettini, fotografie, liste della spesa, disegni e cartoline… È una bizzarra passione: raccogliere i ricordi abbandonati per strada, tra i libri usati, sui banchi dei robivecchi, spesso vicino ai secchioni della spazzatura. Ovunque qualcuno decida di separarsi da un pezzo del suo passato. Dopo l’iscrizione alla Scuola Superiore di Grafologia la passione per le memorie ha trovato una sua armonia e così è nato il progetto R.A.M.I. che, oltre ad essere un acronimo un po’ creativo del suo cognome, evoca i rami del nostro albero genealogico.
Ma come funziona il lavoro vero e proprio? Da un punto di vista pratico il testo viene trascritto lasciando intatto lo stile originale ed eventuali errori di ortografia, si arricchisce di un’introduzione, immagini d’epoca o foto dell’autore, et voilà si passa all’impaginazione su un formato digitale pronto per la lettura. Il suo primo lavoro ufficiale è stato il diario di prigionia di Beppe Gubernari; la storia di un uomo che dall’Italia alla Grecia, passando per la Ex Jugoslavia, arriva in un campo di concentramento in Austria; dal 1943 fino a quel Settembre del 1945 in cui finalmente Beppe torna ad abbracciare la sua famiglia.
Le richieste sono eterogenee, si passa dalle ricette della nonna alle corrispondenze tra fidanzati, dai diari personali alle lettere di personaggi storici. Un po’ di tutto e non stupisce: siamo talmente disabituati a scrivere in corsivo che ormai fatichiamo anche a leggerlo. Tra i lavori recenti la trascrizione di cinque lettere datate 1953. Tutte indirizzate ad Alessandro R. San Marco 1548 Venezia, il mittente è la futura moglie, Rita, che gli scrive da Roma: «Sandro mio, stamattina ho aspettato fino alle 11 tue notizie, poi, molto a malincuore ho dovuto uscire e soltanto dopo aver telefonato due volte a casa, verso le 13 mi hanno detto che, finalmente c’era il tuo espresso!! Naturalmente sono saltata sul primo autobus (non aver paura, ci sto attenta) e arrivata a casa, anche se gli altri avevano già cominciato a mangiare, mi sono ritirata nel mio cantuccio del letto dove immancabilmente mi metto a leggere le tue lettere!».
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