La guerra dei contadini tedesca del XVI secolo potrebbe sembrare un argomento improbabile per una giovane artista. La guerra fu combattuta tre secoli prima della nascita dell’artista in questione, Käthe Kollwitz (1867-1945), e non fu un trionfo, ma una serie di scaramucce finite male: i proprietari terrieri avevano cavalli e artiglieria, i contadini no.
Kollwitz, tuttavia, non era un artista qualunque. Era il fallimento della ribellione ad attrarla, i contadini sfavoriti, superati da ogni punto di vista, che tuttavia difendevano valorosamente i loro diritti. In un’opera vasta e magistrale, questo era l’interesse costante di Kollwitz: l’innata dignità, il coraggio e la forza dei poveri.
Quando Kollwitz realizzò le sette incisioni che compongono la serie della Guerra dei Contadini, aveva completato gli studi d’arte e viveva nella Berlino pre-Weimar, attiva nei circoli della sinistra radicale. Nata da una famiglia socialista, aveva da poco sposato un medico che lavorava in una clinica per i poveri. I due sposi scelsero di vivere nello stesso quartiere della clinica; a Kollwitz piaceva sedersi nella sala d’attesa e osservare.
La prima incisione che Kollwitz completò della serie, quella da cui nacquero le altre, fu Carica nel 1902. La “Carica” raffigura una donna che alza le braccia come se fosse sulla linea di partenza, mentre una massa di corpi si tuffa in avanti, con le bocche tese dalle urla. L’immagine è macchiata e grezza – Kollwitz ha pressato vari tessuti per ottenere la giusta consistenza. Vista da dietro, la donna è in equilibrio sul piede sinistro, con le dita nodose che si alzano sopra i coltelli e le baionette dei caricatori, come un direttore d’orchestra che dà il segnale ai violini. Kollwitz chiamò questa comandante in capo Anna la Nera e disse che era basata su una persona reale, anche se l’artista era nota per prendersi delle licenze fantasiose con il suo materiale di partenza.
Insieme, le incisioni formano una narrazione disgiunta, ognuna delle quali raffigura un momento diverso della guerra. Anna la Nera appare solo un’altra volta, in Campo di battaglia. Ora sta cercando il cadavere di suo figlio, con una lanterna in mano, e sembra averlo finalmente trovato. Si china e tocca con un dito il mento del figlio. Mentre in “Carica” le maniche di Anna la Nera sono tirate su sopra il gomito, a regola d’arte, in “Campo di battaglia”, le maniche pendono in fili flosci finemente incisi.
(articolo via Public Domain Review)