I lavori più recenti di Shepard Fairey (Obey), i suoi manifesti e soprattutto il suo trionfale ritorno alle radici della street art e dei murales, sono stati raccolti in un nuovo volume, recentemente pubblicato da Rizzoli.
Shepard Fairey emerge dalla scena skate alla fine degli anni Ottanta, grazie alla campagna Andre the Giant Has a Posse, e da allora si conquista una fama che la maggior parte degli street artists non avrà mai. Il manifesto di Fairey titolato Hope, creato durante la campagna elettorale di Obama nel 2008 (e successivamente ripudiato dall’artista — divenuto critico con la politica del Presidente) è probabilmente l’immagine politica americana più iconica dopo quella dello Zio Sam, I Want You For US Army.
Fairey stesso è divenuto un’icona della cultura pop, sebbene sia rimasto sostanzialmente fedele alle sue origini di street artist. Il volume OBEY: Covert to Overt (il titolo è un intraducibile gioco di parole che significa “nascondersi per manifestarsi”) raccoglie la sua più recente evoluzione artistica, dalle opere su carta alle grandi installazioni, opere d’arte transculturali e collaborazioni con altri artisti e musicisti.
Il libro racconta anche il grande successo dell’artista americano nel campo dell’abbigliamento e celebra il suo ritorno alle opere pubbliche. Il caratteristico mix di politica, street culture e arte rende Shepard Fairey differente da ogni altro artista contemporaneo.
Spiega lo stesso Fairey: «Il mio nuovo libro nonchè il primo edito da Rizzoli, Covert to Overt: The Under / Overground Art of Shepard Fairey, mi rende molto orgoglioso non solo per il contenuto in sé ma anche perché il design e la fotografia sono migliori che in ogni altro mio libro».
«Quando frequentavo la scuola d’arte mi veniva detto che la street art e la serigrafia non erano “vera arte”. Io non ho mai dato ascolto a queste affermazioni e difatti entrambe queste tecniche sono state fondamentali per ogni opportunità artistica che mi si è presentata. Non mi sono mai considerato uno street artist ma semplicemente qualcuno che crede che l’arte sia una potente forma di espressione e che può essere utilizzata e può intersecarsi in molti aspetti della vita».
Nel libro sono presenti inoltre contributi di Russell Brand, Pedro Alonzo, D*FACE, Dennis Morris, Sean Bonner, Mark Sloan, John Densmore, Billy Idol, Glen E. Friedman, Jello Biafra, Chris Stein e Kate Simon.
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