Nel 1929, appena due settimane dopo il suo 22esimo compleanno, Lee Miller lasciava New York per Parigi, al culmine della sua fama come modella.
Regolarmente ritratta sulla copertina di Vogue, era considerata da tutti una delle donne più belle dell’epoca. Soggetto prediletto dei grandi fotografi Edward Steichen e Arnold Genthe, i suoi capelli biondi erano tagliati così corti che al poeta Cecil Beaton sembrava “un pastorello baciato dal sole sulla via Appia”.
Ma l’energia, la vivacità e la bellezza di Miller erano spesso fonte di guai per se stessa e per coloro che amava. Costantemente sotto assedio da parte di uomini che volevano rivendicare la loro proprietà su di lei, ha fornito a legioni di artisti l’ispirazione per raggiungere i vertici della creatività. Cocteau la volle protagonista nel suo film The Blood of a Poet, Picasso ha dipinto le sue forme perfette in non meno di sei ritratti.
Nessun artista però è stato vittima dell’incantesimo della Miller più di Man Ray. Per tre anni intensi hanno lavorato fianco a fianco nel suo studio, prima come artista e apprendista, poi come amanti e “pari”, infine – con amarezza – da avversari.
Si separarono nel 1932, e mentre la Miller faceva ritorno negli Stati Uniti, Man Ray ebbe bisogno di vari anni per riprendersi completamente.